domenica 26 febbraio 2017

Oggi no.


Ho 17 anni e non vado molto d'accordo con gli altri.

In realtà non è proprio la prima volta che faccio questa audizione, ecco.

Ora che ci ripenso l'ho già fatto una volta. Ma non mi ricordo, magari mi sbaglio non lo so.

 Lasciamo perdere, va. Forse dovrei cominciare col farvi sentire il monologo che ho preparato.

 Me ne ero trovato uno figo, eh. Solo che ora... Non me lo ricordo.

 E lo so, lo so.

Non posso mica stare qui in piedi a non far nulla.

Non voglio essere respinto una seconda volta, eh.

 Vediamo, mi serve una storia. Vediamo.

Potrei raccontare la mia. Una storia vale l'altra, no?

E la mia è una storia come un'altra. È una storia che comincia con un ragazzo che trova una pistola,

nel comodino della camera da letto del padre.

Non fraintendetemi, mio padre non era un violento. Infatti la pistola la teneva scarica.

Per tutti questi anni mi sono chiesto quale fosse l'utilità di tenere una pistola scarica.

Ho pensato che la semplice idea di avere un'arma in casa lo facesse sentire tranquillo.

E in effetti è così. Ho cominciato a essere ossessionato dalla pistola.

Perché? Perché mi faceva stare tranquillo. Perché con quella in mano avevo una scelta.

Ogni volta che mi sentivo triste, arrabbiato, salivo in camera dei miei genitori e prendevo la pistola

scarica di mio padre. Mi bastava toccarla per sentirmi tranquillo. Perché? Perché potevo scegliere!

Litigavo con mia madre? Potevo prendere la pistola e spararle.

La mia ragazza mi faceva incazzare? Potevo prendere la pistola e spararle.

E prima che cominciate a pensare male: no, non l'ho mai fatto.

Ma avrei potuto! Potevo scegliere! E questo bastava a farmi sentire tranquillo! A farmi sforzare di

andare d'accordo col mondo.

Eppure c'erano cose che neanche la pistola poteva calmare.

Ricordo quando sono venuto qui, da voi. Sì, io questo provino l'ho già fatto!

E ho fallito. Mi avete respinto. E io sono tornato a casa.

Sì, ora lo ricordo. Torno a casa. Torno a casa come se niente fosse.

 Neanche oggi vado d'accordo con gli altri. Mia madre mi dice di prendere l'acqua e di riempire il

frigorifero.

Potrei prendere la pistola e spararle. Va bene, è scarica. Ma potrei prenderla e spaccarle la testa col

calcio.

Ma non lo faccio.

E sono costretto a prendere l'acqua e a caricarla in frigo.

Salgo in camera mia. La mia ragazza è venuta trovarmi.

Si sta guardando allo specchio. "Amore ti sembro ingrassata? Eh amore?"

In effetti forse è un po' più grassa. O magari è solo una mia impressione.

 Cazzo non lo so. Che cosa le dico?

Potrei andare in camera dei miei, prendere la pistola e tramortirla con il calcio.

Ma non lo faccio e so o costretto a guardare il suo dimagrimento, ingrassamento o qualunque cosa

sia. E... Merda.

Al diavolo tutto c'è solo una cosa che può calmarmi. Vado in camera dei miei, prendo la pistola e

comincio ad accarezzarla.

Ma non funziona.

Non va bene.

 Non riesco a calmarmi.

La mia ragazza entra in camera. "Amore".

Mi punto la pistola alla testa. Che vuoi che succeda? È scarica.

"Amore va tutto bene?"

"Certo amore. Sto benissimo".

Neanche oggi. Vado d'accordo con gli altri.

(Sparo)