La ricerca porta Gianni a un paesino di sua conoscenza, che però si trovava dalla parte opposta di quella di casa sua.
Come cazzo era possibile?
Fortunatamente un suo vecchio compagno di scuola, Paolo, ci abitava e sapeva che possedeva un B&b proprio fuori dalla città.
Parcheggiò sotto il B&b di Paolo, o almeno quello ricordava fosse l'edificio, che appariva stranamente dismesso, ma l'ultimo piano era illuminato.
Evidentemente gli affari non gli andavano benone. Entrò dopo aver suonato, tirando il portone e rimase quasi sconvolto dal vedere un enorme orologio a pendolo torreggiare proprio di fronte l'entrata in legno. Erano le 23:56
Paolo dall'alto, con la sua solita voce gioviale, gli disse
"Gianni ma sei tu??? Diocane sali prima che scocchi la mezzanotte o ti trapana i timpani quel maleddetto orologio"
Paolo parlava dal secondo piano, ma riuscì a capire ogni sua parola vista l'assenza dei classici rumori diurni.
Cominciò a salire e gli rispose
"Menomale che sei ancora sveglio, pensavo di rimanere fuori a dormire in macchina"
"Ma figurati, ci mancherebbe. Ma sbrigati, quel dannato orologio a mezzo e a mezzanotte fa un rumore che porcoddio mi trema tutta la casa".
Gianni arrivò al primo piano e grazie alla forma quadrata delle scalinate intravide la figura illuminata di Paolo. Fece ancora mezzo piano per ritrovarsi a pochi metri da Paolo, pronto a dargli la mano.
Ma Paolo non c'era
La luce si era fulminata
E non vedeva nulla se non il contorno della figura di Paolo
Un contorno che non combaciava. Stette in silenzio per abituarsi al buio, e più tempo passava e più scopriva particolari di quella figura più capiva che non era Paolo quello di fronte a lui.
Paolo non aveva le gambe così secche
Non era così alto
Non aveva gli occhi luminescenti
Nè un sorriso così tanto...
Acuto
Dopo qualche minuto di imbarazzante terrore, Gianni fece un passo indietro
"Paolo?"
...
"Paol-"
"NO"
Scappò, corse, come mai in vita sua. E il pendolo suonò il primo rintocco. Sentì del metallo gelido sfiorargli in peli della nuca. Si spinse verso giù facendo perno sul corrimano della scala.
Secondo rintocco.
Arrivò a metà tra il primo e il secondo piano
Terzo, quarto, quinto rintocco
Un ruggito, ultraterreno, gli mosse le interiora
Sesto, settimo, ottavo rintocco
Sentì un dolore al braccio sinistro, ma non se ne curò
Nono, decimo, undicesimo rintocco
Lo sentiva più vicino che mai, non ce l'avrebbe fatta a fare l'ultima svolta delle scale. Si buttò, in corrispondenza del pendolo, che si sbilanciò subito e abbatté la porta, lanciandolo verso la strada, rotolando per qualche metro.
Stordimento, confusione
Dolore, fiacca
Era a pochi passi dall'auto e se li fece istintivamente. Non era il cervello a muoverlo, ma la memoria dei muscoli.
Accese la macchina e si fiondò dalla direzione dalla quale era venuto.
Era visibilmente teso e scioccato
Non poteva essere vero, no no no NO
Dirigendosi verso la ditta, un barlume di speranza gli si accese
La macchina di Luigi era parcheggiata sul ciglio della strada, nella sua stessa direzione
Sperando in un volto amico, rallentò, fiancheggiando l'altra auto.
Ma vide l'autostoppista di prima di fronte l'auto, intento ad accendersi una sigaretta, con addosso i vestiti di Luigi. Luigi era sul cofano, con gli occhi aperti e serrati, il volto contratto di dolore, del tutto nudo.
Faceva fatica a respirare, ma è normale avere queste difficoltà se hai il petto perforato dalla leva del cambio. L'uomo con i vestiti di Paolo alzò lo sguardo dopo essersi acceso la sigaretta, lo vide e gli sorrise.
Accellerò
Si chiuse nel bagno della ditta, pregando il suo dio di farlo uscire vivo da quella nottata
IL MATTINO SEGUENTE, ORE 8:03
"Qualcuno può vedere che fine ha fatto Luigi?