domenica 6 aprile 2025

Peace ep. 17

 


il caos si era scatenato. Le luci intermittenti illuminavano il corridoio buio, mentre i protagonisti si precipitavano verso l'uscita, cercando di evitare gli sguardi minacciosi del Guardiano che si avvicinava sempre di più. Paolo, conscio del pericolo che incombeva su di loro, decise di fare un gesto estremo per permettere agli altri di fuggire.

"Ragazzi, andate avanti!", gridò Paolo, la sua voce risuonando tra i rumori della battaglia. "Io li trattengo, apritevi una via di fuga!"

Senza esitazione, Vera, Michele e Alek si posizionarono strategicamente e aprirono il fuoco contro i poliziotti rianimanti che bloccavano il loro cammino. Sparo dopo sparo, si frapposero tra di loro e i loro agguerriti avversari. Il suono assordante degli spari si mescolava ai lamenti dei poliziotti rianimanti, mentre il fumo dell'arsenale si alzava nell'aria.

Sfruttando il caos creato dalla loro audace azione, i tre protagonisti si fecero strada tra i cadaveri animati. Gli spari risuonavano nelle loro orecchie mentre si avventuravano nel labirinto della stazione di polizia. Il loro obiettivo era chiaro: raggiungere l'uscita e mettersi in salvo.

In mezzo al trambusto, Paolo continuava a tenere testa al Guardiano. I loro sguardi si incrociavano, una sfida silenziosa che rifletteva la forza del bene contro il male. Paolo sapeva di avere poco tempo, ma si aggrappava alla speranza che i suoi amici riuscissero a fuggire e a portare avanti la lotta.

Con ogni colpo sparato, con ogni passo coraggioso, Vera, Michele e Alek si avvicinavano sempre di più all'uscita. Non c'era tempo per esitazioni o dubbi, dovevano essere più forti degli orrori che li circondavano. Nonostante la paura che li avvolgeva, la loro determinazione era incrollabile.

Finalmente, con un'ultima raffica di spari, Vera, Michele e Alek si lanciarono fuori dalla stazione, lasciandosi alle spalle il macabro scenario. Mentre il loro cuore batteva a mille, sapevano che Paolo aveva dato loro la possibilità di continuare la lotta contro il Guardiano.

Il sacrificio di Paolo avrebbe lasciato un segno indelebile nelle loro anime, ma anche una fiamma di coraggio che avrebbe acceso la loro determinazione. Ora, con il fardello del suo sacrificio sulle loro spalle, si prepararono ad affrontare nuove sfide e a scoprire la verità che si nascondeva dietro l'oscurità che avvolgeva la città di Torino.


La frase pronunciata dal Guardiano, con voce fredda e penetrante, risuonò nel cuore dei protagonisti: "Il simbolo è la mia croce". Le parole avevano un'aura di minaccia e potere, rivelando un legame profondo tra il Guardiano e il misterioso simbolo della pace. Era chiaro che il Guardiano considerava quel simbolo come il suo punto di forza e, allo stesso tempo, come una sorta di ossessione che lo guidava nelle sue azioni. Quelle parole, cariche di significato, rafforzavano l'idea che il simbolo avesse un potere sconosciuto, capace di influenzare le sorti della città di Torino e dei suoi abitanti. Ora, i protagonisti dovevano scoprire il segreto celato dietro quella frase e decifrare l'enigma che legava il Guardiano al simbolo della pace, per poterlo sconfiggere una volta per tutte.





Una volta entrati nel rifugio, si trovano in una vasta sala sotterranea con pareti di pietra grezza e soffitti bassi. L'aria è umida e densa, e una tenue luce filtrata attraverso piccole finestre rende l'ambiente ancora più sinistro.

L'intero rifugio è pieno di oggetti abbandonati e rottami, coperti da una patina di polvere accumulata nel corso degli anni. Ci sono vecchi mobili logori, casse di legno sgretolate e attrezzi arrugginiti sparsi in giro. Lungo le pareti, si trovano scaffali che un tempo ospitavano viveri e provviste di emergenza.


Fumagalli, il commissario anziano e segnato dal tempo, tira fuori un pacchetto di sigarette e ne accende una con gesti lenti e ponderati. Le volute di fumo danzano nell'aria, creando una nuvola grigia intorno a lui. La sua figura imponente è avvolta da un'aura di mistero e autorità, mentre il fumo si mescola con la pioggia che cade implacabile fuori.

Il rifugio è un luogo buio e angusto, con pareti di pietra che sembrano respirare l'atmosfera di segreti sepolti. Le vecchie lampade a luce fioca diffondono una tenue luminosità, mentre le gocce d'acqua che filtrano dal tetto creano un ritmico battito sul pavimento di pietra.

Il rumore della pioggia che cade e batte contro le finestre è costante, come un accompagnamento sinistro alla tensione che pervade l'ambiente. Le strade di Torino, fuori dal rifugio, sono illuminate solo dalla luce pallida dei lampioni che si riflette sulle pozzanghere lasciate dalla pioggia incessante.

Il fumo delle sigarette di Fumagalli si mescola con l'odore dell'umidità e crea un'atmosfera avvolgente, quasi surreale. Ogni respiro sembra caricato di un senso di urgenza e di pericolo imminente.

Mentre la fiamma del suo accendino danza, Fumagalli guarda i suoi compagni, il volto segnato da anni di esperienza e di lotte contro il crimine. "Questa pioggia non fa che rendere tutto più inquietante. Ma dobbiamo restare concentrati. Il Guardiano è là fuori, in attesa di un'occasione per colpire di nuovo. Dobbiamo trovarlo prima che sia troppo tardi."



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